Alla fine degli anni settanta, nel nostro negozio di Pesaro ho conosciuto il Vecchio Capitano Martoscia. Mi ha proposto un affare, che ho accettato subito. Aveva un bellissimo arazzo di seta indocinese che aveva acquistato ad Hanoi durante uno dei suoi viaggi nel 1929.
Nel campo dell’arazzo dominava un bel pavone seduto su un albero in fiore. Sembrava un vero pavone, tutto ricamato con delle sete fini e pregiate in tante tinte: avorio, turchese,verde, nocciola, marrone chiaro e scuro, blu chiaro e scuro, rosa, oro.
Il pavone, anche se un uccello del sub continente indiano, però resta molto famigliare a noi persiani, chi sa perché? Forse, per il trono del pavone che dai temi dell’Imperatore Nader Scià (1730-1747) era la poltrona dei Re persiani. Comunque, il pavone è un uccello talmente bello e magico, che tutte le volte che lo guardi ti incanta.
Nella mia collezione personale, avevo un tappeto persiano, Esfahan, fine e pregiato, annodato a mano su un telaio verticale con l’ordito e la trama di seta ed i nodi di una lana rara e costosa unicamente persiana chiamata “Kork”, che ha la finezza e lucentezza della seta e resistenza della lana. Disegno medaglione centrale floreale con un splendido bordo decorato con le palmette Scià Abbassi del motivo “Herati”.
Pensavo, quanto sarà bello se un giorno si potrà realizzare un esemplare con il bordo di questo Esfahan ed il campo di questo arazzo Hanoi. Due esemplari, espressioni dell’arte Medio ed estremo oriente asiatico.
Ai fini degli anni ottanta, con aiuto dei miei fratelli Abbas, Ingegnere ed Ali Geometra, tutti due di mestiere industriali del settore di tondini e fili di rame, abbiamo trasformato la nostra casa paterna a Kashmar (Iran), dove eravamo nati tutti, in un laboratorio artigianale di tappeti persiani, moderna come struttura e tradizionale come metodi di lavorazione.
Era arrivato il momento di realizzare il mio pavone. Per il primo passo, mi ha aiutato un artista italiano. Il fotografo Franco Leonardi dello studio Leon di Pesaro. A fotografare il pavone e l’Esfahan. Inseguito, con un fotomontaggio maestoso a qui tempi, creare il progetto di una preghiera con il bordo del tappeto ed il campo dell’arazzo. Risultato, il pavone ed alberi fioriti di Hanoi al centro, incorniciati nel bordo elegante dell’Esfahan.
Questo esemplare come tutti altri tappeti prodotti nel laboratorio di famiglia sono firmati Fayaz, in lingua farsi (persiano), in tinta nera sul fondo beige, in un cerchio nero, al centro della cornice esterna del lato alto d’ogni esemplare e progressivamente numerati nell’angolo di sinistra in alto con i numeri persiani (arabi) in colore nero. La firma, che è un marchio commerciale, e il numero, che è un codice progressivo in ordine di produzione (ogni numero corrisponde ad un fascicolo contenente tutta la storia di quel tappeto, ed i suoi autori che rimane gelosamente conservato nell’archivio del laboratorio Farsh Reza di Kashmar), assieme ai materiali usati, tinte uniche naturali, disegni particolari ed il nodo singolo Takbaft, rende inconfondibile “il tappeto persiano Kashmar firmato Fayaz”.
La densità di nodi è: di 600 in un metro lineare, e 360.000 in un Mq. (42 Raj in 7 cm.), con il nodo Persiano a filo unico (Farsibaft e Takbaft).
I materiali usati sono: le lane e sete pregiate di Khorassan (Mashhad) sull’ordito di cotone ben ritorto, tinteggiati, completamente, con coloranti naturali (tinte vegetali ed animali). La dimensione di questo tappeto è di cm. 156 per cm. 102.
21 settembre 2004 – Copyright Hossein Fayaz – Tutti i diritti sono riservati all’autore – info@fayaz.it
Pubblicato nel Periodico (mensile) per la provincia di Pesaro e Urbino “Lo Specchio della città”, ottobre 2004.